Roma si appresta a raccogliere il testimone delle centinaia di organizzazioni che in Europa e negli Stati Uniti stanno cercando di fermare il Trattato transatlantico sugli scambi e gli investimenti. Il Ttip, comunicato come strumento di facilitazione del commercio e della costruzione del benessere tra le due sponde dell’Atlantico, è in realtà lo strumento che i grandi gruppi commerciali e finanziari vorrebbero usare per spianare tutte quelle regole e quelle caratteristiche di produzione e distribuzione che creano problemi al commercio, perché difendono i consumatori, i lavoratori, i cittadini e chiedono alle imprese di assumersi il costo sociale, ambientale ed economico delle loro attività. Lo scrive Monica Di Sisto (vicepresidente dell’associazione Fairwatch, tra i portavoce della Campagna Stop Ttip Italia), su Rassegna Sindacale.
Oltre 200 organizzazioni della società civile, e tra esse in prima fila i sindacati e la Cgil con le sue categorie – i lavoratori dell’agroalimentare con grande forza, poi il comparto pubblico e i metalmeccanici – hanno dato l’appuntamento il 7 maggio nella capitale, alle 14,00, da piazza della Repubblica fino a piazza San Giovanni, a tutte e tutti i cittadini, i piccoli e medi produttori, gli amministratori pubblici preoccupati per l’impatto negativo già annunciato che il Ttip avrebbe sulla loro vita quotidiana, che vogliono discuterne insieme e mostrare alle istituzioni nazionali ed europee la propria contrarietà. Dieci giorni fa in 90mila sono scesi in piazza ad Hannover, in Germania, e anche in Italia l’interesse sul trattato cresce dopo la lettura delle 248 pagine di testi negoziali desecretate e rese pubbliche da Greenpeace: oltre i due terzi della sostanza del Ttip, dal quale molti protagonisti della politica internazionale – compresi i candidati alla Casa Bianca Trump e Clinton, ma anche Sanders e Cruz – si sono smarcati da tempo. Dal canto suo, sembra quasi seccata, la Commissario europea al Commercio Cecilia Malmström, a dover ribadire sul blog della Commissione “ancora e ancora, che nessun trattato commerciale sottoscritto dall’Ue abbatterà il nostro livello di protezione dei consumatori, della sicurezza alimentare o dell’ambiente”.