Il recente Decreto del Governo che ha salvato Banca Etruria, CariFerrara, Carichieti e Banca Marche, contiene una grossa pecca: non prevede che i componenti dei Consigli di Amministrazione perdano immediatamente il requisito di onorabilità, requisito richiesto per legge per chi amministra banche od altri enti.
Questo significa che costoro potranno ben presto assumere altri incarichi ben pagati, magari in altre banche, nonostante la cattiva gestione e i danni arrecati.
E’ necessario che il Decreto venga modificato in sede parlamentare, prevedendo questa sanzione.
Certo, il risparmiatore italiano medio non possiede una cultura finanziaria ai livelli di quanto rilevabile presso i risparmiatori di altri stati europei. Questo rende ancor più cruciale e delicato il ruolo dei lavoratori delle banche, nella stragrande maggioranza competenti e qualificati, altro che ‘vecchi e obsoleti’ come sosteneva l’ABI durante il confronto per il rinnovo del Contratto Nazionale!
Sono i nostri colleghi agli sportelli e negli uffici che hanno garantito la tenuta di un sistema bancario spesso disorganizzato e mal gestito. Sono loro che sovente hanno mediato, con il loro buon senso, preparazione e conoscenza diretta delle esigenze del cliente, i perversi meccanismi dei budget e delle azioni commerciali, messi in piedi proprio dai quegli sciagurati manager oggi ancora a “piede libero” e con la loro onorabilità “intonsa”.
MA NON SI PUO’ GRAVARE ULTERIORMENTE SULLE SPALLE DEI BANCARI!
E’ necessario costruire nuove regole e norme, che possano realizzare un sano rapporto di fiducia tra banche e clienti.
La CGIL e la FISAC sono in prima linea in tal senso. Da tempo chiedono l’apertura di un tavolo con il Governo per la riforma del sistema bancario. Già nel 2013 la CGIL e la FISAC presentarono il “Manifesto per la buona finanza – le Banche al servizio del paese”, che conteneva proposte concrete tra le quali una più robusta regolamentazione della finanza strutturata ed un riordino dei compiti delle autorità di vigilanza.
Tali proposte sono rimaste fino ad oggi completamente inascoltate, dall’ABI, dal Governo e dai media.
Noi continueremo a proporle. E continueremo ad operare “secondo coscienza” come abbiamo sempre fatto, nel rispetto della deontologia professionale, del cittadino-cliente e per la tenuta economica dei territori in cui operiamo. La clientela non è “altro da noi”, sono i nostri parenti, amici, conoscenti. Noi questo lo sappiamo bene. Siamo favorevoli a regole chiare e trasparenti (a partire dai sistemi di vendita allo sportello) che ci mettano al riparo (noi e i nostri clienti) da eventuali spericolati avventurieri, come gli sciagurati amministratori e manager delle quattro banche fallite.
Che si indaghi, si colpiscano le responsabilità e che non si faccia di tutta l’erba un fascio, attaccando l’onorabilità dei lavoratori del settore e la reputazione delle Banche “sane” del Paese.
Asti, 18/12/2015
FISAC CGIL Asti
La Segreteria Provinciale