Megale ha ricordato in aperta polemica con il responsabile economico Filippo Taddei del PD che oltre gli slogan i posti di lavoro non crescono e non cresceranno con il Job Act, in quanto non è con un diritto in meno che si può creare lavoro e dare prospettive e speranza alle nuove generazioni ma semmai con un investimento in più, con una crescita maggiore insomma con una politica economica industriale capace di rilanciare il Paese e l’occupazione.
Per questo ha aggiunto Megale, il Governo, oltre la propaganda e gli slogan, deve prendere atto che gli stessi dati ISTAT confermano un trend in cui il tasso di disoccupazione da un lato e i nuovi assunti dall’altro non determinano nessuna crescita occupazionale ma semmai uno spostamento e neanche rilevante tra il vecchio trend dei contratti a termine che passa dall’85 al 75% e le nuove assunzioni a tutele crescenti. Ciò sta avvenendo soprattutto in ragione degli sgravi previsti dalla legge di stabilità e che praticamente su tre anni coprono alle imprese circa un annualità del costo del lavoro.
Non è un caso che nel mese di febbraio ancora in vigenza delle vecchie normative la crescita occupazionale si misura in 13 occupati in più, cioè niente e nel mese di marzo con l’entrata in vigore del contratto “a indennizzo e non a tutela crescente” la disoccupazione cresce tra lo 0,1 e lo 0,2 a partire da quella giovanile.
Nel concludere il Segretario Generale della Fisac, evidenzia il risultato positivo dello stesso contratto nazionale dei bancari che nel rilanciare un’anima sociale ancorata ai diritti e alle tutele precedenti per tutti gli attuali occupati a fronte di eventuali cessioni di ramo d’impresa, New.Co, fusioni e di cessioni di contratti individuali evitando così l’impatto delle nuove norme sul lavoro.
Megale, ritorna inoltre sulla necessità che il Governo capisca che lo scontro col sindacato produce solo un danno all’intero Paese.
Prima ancora della sinistra è il Paese che avrebbe bisogno di ben altro per crescere e per aumentare l’occupazione. Servirebbe un piano straordinario per l’occupazione dei giovani, servirebbe più coesione sociale.
Megale ribadisce che a maggior ragione in tempi di crisi gli interessi del Paese debbano venire prima di tutto, naturalmente questo vale anche per noi.
In ogni caso il leader dei bancari della CGIL invita il Premier ad abbandonare l’idea del conflitto con il Sindacato scegliendo la strada del confronto. Se Renzi, guardasse all’esperienza di chi come il Presidente Ciampi nel ’93 con l’accordo sulla politica dei redditi per entrare in Europa e Prodi nel ’96 e nel 2007 attraverso il patto sul lavoro e quello sul Welfare hanno operato per unire le forze del lavoro e dell’impresa e non per dividere potrebbe trarne utili consigli. Anche per questo abbiamo contrastato il Job Acts con la manifestazione del 25 ottobre e lo sciopero del 12 dicembre; per questo continueremo, con la contrattazione a tutti i livelli e con la costruzione di una proposta di Legge di iniziativa popolare per un nuovo statuto dei diritti di tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici raccogliendo milioni di firme.