Domenica 17 aprile si terrà un referendum popolare abrogativo sulle trivellazioni in mare per la ricerca ed estrazione di idrocaburi (gas e petrolio).
Il referendum abrogativo è espressamente previsto dalla nostra Costituzione ed è uno dei pochi strumenti di democrazia diretta (i cittadini esercitano direttamente il potere legislativo!) previsti dall’ordinamento repubblicano italiano.
Il quesito referendario è stato posto da nove regioni (alcune guidate dal centrosinistra, altre dal centrodestra): Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. I promotori avevano presentato in Cassazione sei quesiti ma ne è stato ammesso solo uno. Gli altri sono stati superati dalle modifiche alla normativa introdotte dalla legge di Stabilità di fine 2015.
Il referendum sarà valido se si recheranno al voto almeno la metà più uno degli aventi diritto. In caso contrario il referendum, a prescindere dal risultato, sarà ritenuto NON VALIDO!
DOVE E QUANDO SI VOTERA’? COSA SI CHIEDE CON IL REFERENDUM?
Si voterà in tutta Italia nella sola giornata del 17 aprile. Ai cittadini che si recheranno alle urne verrà chiesto se sono favorevoli ad abrogare l’articolo del Codice dell’ambiente che consente le trivellazioni (ma solo quelle entro le 12 miglia marine dalla costa) fino a quando il giacimento è in vita (quindi senza limiti di tempo precisi).
COSA SUCCEDE SE VINCE IL “SI’ “?
Tutte le concessioni rilasciate dall’Italia alle aziende petrolifere cesserebbero progressivamente fino alla scadenza dei contratti attualmente attivi e a suo tempo sottoscritti. Non si verificherebbe quindi uno “stop” immediato, ma progressivo, e comunque entro i limiti di tempo previsti dalle disposizioni precedenti la modifica di legge sottoposta al quesito referendario (30 anni). Esempio: se una società petrolifera avesse ottenuto la concessione nel 1996, l’attività di estrazione terminerebbe il 2026.
COSA SUCCEDE SE VINCE IL “NO”? O SE NON DOVESSE ESSERE RAGGIUNTO IL QUORUM?
La situazione attuale rimarrebbe invariata. Vale a dire che le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero una scadenza precisa ma potrebbero proseguire fino ad esaurimento del relativo giacimento.
DI QUANTI E QUALI IMPIANTI PETROLIFERI STIAMO PARLANDO?
Il quesito referendario che verrà sottoposto agli italiani il 17 aprile riguarda 21 concessioni in essere. Sette di queste sono al largo della Sicilia, 5 della Calabria, 3 della Puglia, 2 della Basilicata e dell’Emilia Romagna e una del Veneto e delle Marche. I giacimenti su cui stanno operando si trovano lungo la costa Adriatica, il golfo Ionico e nel sud della Sicilia.
IN CONCLUSIONE
AL DI LA’ DELLE POSIZIONI IN CAMPO, COME FISAC CGIL ASTI INVITIAMO A PARTECIPARE AL VOTO! IL REFERENDUM E’ UNO DEI POCHI STRUMENTI DI DEMOCRAZIA A DISPOSIZIONE DEI CITTADINI ITALIANI PER POTERSI ESPRIMERE. SPRECARE QUESTA OPPORTUNITA’ CON L’ASTENSIONE SIGNIFICHEREBBE UN VERO E PROPRIO SCHIAFFO ALLA DEMOCRAZIA NONCHE’ UNO SPRECO INGENTE DI RISORSE ECONOMICHE (IL COSTO DEL REFERENDUM E’ DI CIRCA 300 MILIONI DI EURO).
IL 17 APRILE VAI A VOTARE: E’ UN DIRITTO OLTRE CHE UN DOVERE!