Dal 2014 le Organizzazioni Sindacali Aziendali di Banca di Asti hanno firmato ben 3 accordi di accesso al Fondo di solidarietà, in pratica uno ogni 3 anni. Tale strumento ha portato molti colleghi a poter accedere ad una sorta di prepensionamento. In questi accordi i sindacati avevano il compito di difendere i livelli occupazionali. La Direzione Aziendale aveva invece l’obiettivo, come tutte le banche, di ridurre i costi del personale. Queste operazioni che hanno dato la possibilità a molti giovani di trovare occupazione non sono però riuscite a ridurre il carico di lavoro sul personale attivo. Anzi, questo carico risulta aumentato. La Direzione Aziendale, in modo del tutto evidente, non ha fatto i conti con la velocità e la frequenza con la quale cambiano le normative, le versioni dei programmi, le procedure e il catalogo prodotti. Un maggior uso della tecnologia e della digitalizzazione, sia da parte della clientela che da parte dei colleghi, non ha portato allo sperato risparmio di tempo di lavoro. Per verificare quanto appena detto basta intervistare i lavoratori: la maggior parte di loro non ritiene di avere tempo sufficiente per svolgere anche solo l’ordinario. Figuriamoci se viene chiesto sviluppo, nuovi clienti, vendita di nuovi prodotti, aggiornamenti formativi. Tutto questo ha gravato su un fattore, quello umano, che rimane scarso, stressato e demotivato.
E’ per questo che se non si vuole arrivare al burn-out (esaurimento) di molti colleghi, occorre aumentare il personale. Se la Direzione della Banca, in modo prudenziale, tiene stretti i cordoni dei costi del personale, non può fare la stessa cosa il sindacato.
E’ proprio su questo punto che ci siamo divisi. Noi della Fisac Cgil siamo sempre partiti dallo stato di benessere dei colleghi. Lo straordinario che diventa ordinario non è sostenibile a lungo. La Direzione Aziendale invece lo considera un necessario male minore. E così le altre sigle. Ma perché le altre sigle seguono supinamente quanto imposto dalla Direzione Aziendale? Sono “convinti”? Timidi? Mal consigliati?
Andiamo a vedere come è nata questa situazione. Nel marzo del 2014 ci fu il primo braccio di ferro: in quella trattativa del Fondo Esuberi, durata ben 4 mesi, erano presenti alle trattative sia Demartini che Falletto. Si dovevano decidere le modalità per prepensionare volontariamente 150 colleghi. Su questo l’azienda aveva previsto una somma da spendere, poteva usarla per incentivare gli esodandi volontari o per assumere dei giovani che li rimpiazzassero. Demartini dapprima disse che di assunzioni non se ne parlava. Poi visto che noi (soprattutto noi della Fisac Cgil) pretendevamo solo assunzioni, Demartini fece una dichiarazione in tono aulico al Tg3 Regionale: “Che i sindacati si mettano d’accordo! O incentivi agli esodandi o le assunzioni“.
Bene. Sembrava fatta. Ma la Fabi, che aveva molti iscritti tra gli esodandi, non era d’accordo a puntare sulle assunzioni senza garantire una buonuscita agli esodandi. In pratica voleva ricoprire d’oro i già fortunati colleghi che accettavano di andare nel Fondo Esuberi (che di fatto è una già cospicua pensione anticipata di 5 anni). Iniziammo così una serie di incontri per trattare le assunzioni. Cercammo di comporre le differenze e tutte le sigle insieme chiesero 100 assunzioni. Falletto ribatté con 10. Alla Fabi bastavano. Solo 10 assunzioni su 150 uscite. A noi della Fisac Cgil no. Falletto salì a 25. Alla Fabi e alla Uilca bastavano. A noi della Fisac no. Falletto arrivò a 40 e a Fabi, Uilca, Unisin e First-Cisl andava bene. A noi della Fisac Cgil no; proponemmo di arrivare a 80 assunzioni suddivise su 2 anni. Dopo
diverse settimane la Direzione accettò la proposta Fisac Cgil e dopo un’incontro di 17 ore riuscimmo a limitare anche i trasferimenti selvaggi tra le province di Asti e Biella. Dopo qualche mese, l’azienda si accorse addirittura che per sostituire 180 persone (furono 30 più del previsto gli esodati) servivano altre 26 assunzioni, e così si arrivò a 106 assunzioni totali.
Per noi della Fisac Cgil assumere tanti giovani aveva il doppio vantaggio: dare un futuro a giovani in cerca di stabile occupazione ed evitare che chi rimaneva in azienda dopo l’esodo non venisse schiacciato dai carichi di lavoro, vista la riduzione secca di personale. Cosa non ci piacque:
1 – che l’azienda si facesse bella tramite enormi cartelloni pubblicitari che declamavano le 106 assunzioni come il loro più bell’investimento quando tali assunzioni sono state frutto di una strenua resistenza da parte nostra.
2 – che gli altri sindacati ci descrivano come quelli estremisti, quelli che fanno politica, quando senza noi “estremisti” della Fisac Cgil solo pochissimi giovani sarebbero stati assunti.
Ovviamente non è che ci aspettiamo riconoscenza personale. La Fisac Cgil si impegna per le cose che ritiene giuste, anche se ha tutti contro. Tuttavia il fatto che diversi giovani si siano iscritti a quei sindacati che erano pronti a firmare un accordo che non prevedeva la loro assunzione, fa un po’ riflettere. D’altronde il dettaglio delle trattative che avete appena letto non abbiamo mai pensato di presentarlo in modo ufficiale, almeno fino ad oggi. Questo perché la richiesta dei colleghi di unitarietà tra le sigle è sempre stata molto forte e quindi, tutto sommato, essendo riusciti ad imporre negli accordi la nostra linea, cioè quella del massimo numero di assunzioni dei giovani, alla fine non ci importava far sapere più di tanto di chi fosse il merito. Nel 2017 si ripropose lo stesso cliché. Nel 2018 invece abbiamo avuto dalla nostra anche l’Unisin, mentre Fabi, Uilca e First-Cisl puntavano sempre ad assumere meno giovani possibile (8 contro la nostra richiesta di 39).
Ma adesso, non per nostra iniziativa, è cambiato tutto. Fabi, First-Cisl, Uilca e – ahinoi – anche l’Unisin stanno avallando senza alcuna opposizione la situazione di carenza di personale nel quale versa la nostra banca. A tutti i colleghi, sopratutto ai più giovani, in particolare a quelli assunti dal 2014, chiediamo di fare la differenza. Valutate quale sia il sindacato che ha tutelato l’occupazione con fatti concreti.
In questo momento le linee di politica sindacale aziendale delle altre sigle (che attualmente occupano il primo tavolo di trattativa) non si differenziano per nulla dalla linea della Direzione aziendale. E questo sarà drammatico quando si arriverà a trattare l’armonizzazione dei contratti integrativi tra i dipendenti di C.R.Asti (migliore) e quelli di Biver (peggiore). Tuttavia una promessa la possiamo fare fin da subito: noi della Fisac Cgil, relegati al secondo tavolo a ratificare gli accordi del primo tavolo, venderemo cara la pelle. Non accetteremo alcun accordo a perdere, anche perché molti colleghi, sebbene iscritti ad altre sigle, aspettano solo un accordo truffa per bocciarlo in assemblea (sempre se le altre sigle si degneranno di farlo votare ai lavoratori!) e noi siamo pronti a proclamare non più solo scioperi degli straordinari.
[box type=”info” font=”trebuchet” fontsize=”16″]QUANTO DURA UNA BUFALA? ECCO UN BREVE DEBUNKING PER GIOVANI E MENO GIOVANI
Stiamo raccogliendo un bestiario sulle motivazioni addotte dalle altre sigle sui motivi per cui un collega dovrebbe iscriversi alla loro sigla anziché alla Fisac Cgil.
1. “Se ti iscrivi da noi hai il part-time assicurato”. Semplice millantato credito. Già oggi l’azienda lo concede se si ha almeno un figlio da 0 a 6 anni e prende in considerazione anche chi ha casi particolari con figli più grandi. Lo stesso per le richieste scritte di trasferimento, evase mediamente nel giro di 3 o 4 mesi e non perché si è iscritti a quello o a quell’altro sindacato.
2. “Noi siamo un sindacato apolitico e apartitico, invece la Cgil fa politica”. Iscritti e sindacalisti della Cgil, come tutti, hanno una propria idea politica, ma non la ribaltano pari pari nel sindacato, dal momento che non è univoca fra tutti i suoi dirigenti. Le politiche di sinistra ormai sono presenti in almeno 10 partiti, astensione compresa. Piuttosto sono altri sindacati che, come si può vedere a questo link https://www.facebook.com/igiovani.astigiani/photos/t.1194766298/1451591474955885/?type=3&theater, fanno in prima persona la campagna elettorale per una parte politica di centrodestra, chiedendo ai proprio iscritti di votare per quel candidato. Altro che apolitici e apartitici!!!
3. “Un direttore o responsabile di ufficio non può essere iscritto alla Cgil”. Sarebbe una grave discriminazione. Infatti è falso. Diamo atto invece all’azienda di aver scelto 35 direttori e 6 responsabili di ufficio tra gli iscritti alla Fisac Cgil. Quindi crediamo che l’iscrizione sia del tutto ininfluente.
4. “Se vuoi stare tranquillo/a non iscriverti ad un sindacato radicale come la Cgil”. Nessun datore di lavoro (a parte Olivetti) ha mai regalato nulla. I livelli salariali e le tutele del lavoro nel mondo occidentale dipendono da quanto radicali sono stati i sindacati e i lavoratori nel richiedere la valorizzazione per proprio lavoro. Quindi la radicalità è un valore necessario, non una debolezza. E tutela anche i deboli (compresi i sindacalisti delle altre sigle), che altrimenti non otterrebbero nulla.
5. “E’ meglio iscriversi ad un sindacato che si occupi solo dei bancari”. La Fisac Cgil si occupa solo dei bancari, ma a differenza della Fabi, ha rapporti tramite la Cgil con tutte le categorie di lavoratori e di pensionati. E tali rapporti non possono che essere una ricchezza e una fonte di idee da applicare anche alla nostra categoria. Inoltre i lavoratori non esauriscono i propri problemi al lavoro. Hanno bisogno anche di previdenza e assistenza e una grande confederazione quale è la Cgil ha la forza per avere voce in capitolo anche su temi di natura generale e che riguardano tutti i lavoratori.[/box]
RISULTATO DELLO SCIOPERO DEGLI STRAORDINARI
Circa il 90,5% dei colleghi non ha effettuato straordinari nelle 8 giornate di sciopero proclamate dal 28/12/18 al 15/01/2019. Dopo un simile risultato crediamo che le altre sigle sindacali debbano tornare sui propri passi e, assieme alla Fisac Cgil, ripartire in modo unitario dai bisogni dei lavoratori. Solo tutti insieme potremo far cambiare idea alla Direzione Aziendale. Ricordiamo che l’area di Alba-Cuneo non è la sola ad aver subìto tagli di personale; in quell’area però, oltre a tagli di 2 o 3 risorse, vi è stata la sciagurata idea di polarizzare il personale sulle filiali più produttive, lasciando sguarnite quelle che non avevano raggiunto i risultati sperati. Il tutto senza modificare alcunché su prodotti, mansioni, obiettivi, ma solo riducendone gli organici.
Asti, 31/01/2019
RSA FISAC CGIL C.R.ASTI